L‘articolo sugli oggetti obsoleti di qualche tempo fa mi ha lasciato parecchio da pensare. Mi sono chiesta per un pò come mai ci sono oggetti che sono spariti e altri che invece sono sopravvissuti in saecula saeculorum. E in alcuni casi non esagero dicendo che sono utilizzati da secoli.
Può essere che alcuni oggetti sono passati a miglior vita perchè sono cambiate le noste abitudini? Può essere che sia colpa dell’evoluzione dell’uomo? Certo noi la viviamo al rallentatore, visto che ci siamo dentro, ma magari tutto questo cambiamento somiglia tanto al passaggio dall’età della pietra a quella del bronzo. Quanto tempo è che non scrivete una lettera ad un vostro amico o una cartolina dal luogo di villeggiatura? Quanto tempo è che non dite “villeggiatura“? :)
Un altro bell’esempio di catalogazione per la futura memoria di oggetti diventati obsoleti è l’allemanno Museum Of Obsolete Objects. Responsabile di questo progetto è l’agenzia di comunicazione Jung Von Matt, con sede in Amburgo, che come altri si è presa la briga di catalogare e filmare gli oggetti che hanno fatto storia, con tanto di spiegazione sulle origini e la storia, condito da una bellissima grafica minimal che invoglia ad informarsi e a giocarci su.
Dal 1860 con il calamaio fino ad una previsione sul 2015 per il mouse… staremo a vedere. Restano comunque dei punti fermi, almeno per quello che mi riguarda, tipo il libro che continua ad essere uno di quegli oggetti che, a prescindere dal contenuto, coinvolge vista e tatto e olfatto restituendo molto.
Quali sono gli oggetti che sono sopravissuti al tempo e alle innovazioni e ne sono usciti indenni? La lista che segue è composta di prodotti che sono nati dalla sperimentazione diretta sul materiale dettata dalla necessità. Le vere rock star immortali del design che resistono per la semplicità della realizzazione o la scelta del materiale più adatto all’uso e soprattutto perchè rimangono legate alla manualità, quindi al costante bisogno che l’uomo ha di interagire con gli oggetti per compiere delle azioni.
Spilla da balia
Il più classico esempio di buon design. Funzionale, economico e ispirato dalla necessità pratica. Quale miglior modo di progettare? Il progetto originale é di un newyorkese di nome Walter Hunt che stufo della poca resistenza degli spilli decise di inventarsi un sistema migliore per fissare le stoffe pesanti. Il brevetto originale della “dress-pin” comprendeva diverse forme tutte molto moderne e all’occorrenza molto decorative. Da questa geniale invenzione decisamente evergreen tutte le altre declinazioni dal gioiello al vintage fermaglio per pannolini delle mamme e dei kilt.
Per chi vuole sapere di più sull’inventore c’è wikipedia.
Forbici
La prima volta che ricordo che ho visto un paio di forbici classiche in acciaio é stato in casa di una zia, nel mobiletto del cucito. Ecco un’altro esempio di oggetto che nel tempo ha cambiato spesso forma, materiale, colore e misura, é talmente perfetto per il suo utilizzo che é impiegato in diversi campi dall’uso casalingo, alla sartoria. Per quanto riguarda la storia di questo oggetto possiamo dire che gli antenati delle forbici moderne sono le cesoie e che la meccanica era completamente diversa rispetto all’oggetto moderno.
I primi esempi risalgono all’Egitto Tolemaico risalenti al 300 a.c. e anche risalenti all’epoca romana e fino al 1761 non sono cambiate poi molto. Almeno fino all’intervento dell’inglese Robert Hincliffe che nel 1761 fondò la prima manifattura presso Sheffield avviando la produzione su larga scala. Wikipedia.
L’apribottiglie
Qual’é il migliore amico di un cameriere francese? Ovviamente il cavatappi waiter’s friend o coltello da sommelier. Inventato dal tedesco Karl Wienke il progetto del 1882 circa è rimasto nel tempo pressoché invariato proprio per la sua praticità, magari nel tempo si é aggiunta una piccola lama retrattile per tagliare la plastica che sigilla la bottiglia e il tappo. Nel tempo questo semplice meccanismo a leva é stato copiato da diverse aziende che ne hanno studiato diverse declinazioni nel materiale come nelle funzioni aggiunte, ma il modello originale continua a riscuotere grandi successi non solo tra i collezionisti e i lavoratori del settore ma anche tra gli appassionati casalinghi.
Puzzle
Ci credete? Il puzzle nasce nel 1766 con lo scopo di educare le giovani menti alla conoscenza della geografia. L’inventore é il londinese John Spilsbury che da fabbricante di mappe ebbe l’intuizione di incollare una mappa su una tavola di legno resistente e poi tagliare i singoli paesi seguendone i confini con un seghetto. All’alba della grande depressione il puzzle divenne un passatempo per tutte le età e per tutti i ceti sociali con una grande varietà di soggetti dall’arte alla fotografia.
E oggi? Non so voi ma io ho una bella scatola da 5000 pezzi sul tavolo… con una bella piantina del mondo disegnata a mano. La foto viene da qui.
Molletta
Gli Shaker sono gli inventori di parecchie delle cose che usiamo tutti i giorni, il loro design é talmente innovativo che é largamente diffuso e amato da tante generazioni che ancora oggi é possibile trovarlo in circolazione. Il successo degli oggetti e mobilio inventato dagli Shaker é la semplicità che diventa forma essenziale ma perfettamente utile allo scopo per cui é stata inventata. La molletta per i panni é la stessa espressione di questo pensiero, di legno con una molla nel mezzo per tenere stretto e legare al filo.
Nonostante questa presentazione devo dire che non ci sono fonti certe sulla provenienza di questo utilissimo oggetto visto che registrare il brevetto non era nelle priorità della religiosissima setta degli Shaker. Sappiamo per certo che nei primi anni del 1850 negli Stati Uniti furono depositati parecchi brevetti con diverse varianti sul tema. Per quanto riguarda la versione in plastica dobbiamo ringraziare l’italiano Mario Maccaferri che nel 1944, in piena occupazione, trovó il tempo per registrarne il brevetto.
Metro
In ogni casa ce n’è uno, a prescindere dal fatto che siate figli di operai o figli di architetti tutti hanno un metro tascabile (o un metro in legno che si piega a zig-zag). Volendo oggi si possono usare i misuratori laser, che sono sicuramente più precisi ma altrettanto costosi e poco versatili se dovete sapere quanto misura un piccolo mobile. Invece in questi casi il metro tascabile regna incontrastato grazie al progetto di James Chesterman registrato nel 1821 e commercializzato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1842.
Il progetto originale comprendeva un nastro di tessuto con tacche misuratrici stampate e una custodia di pelle con un funzionamento a molle per poterlo arrotolare. La foto viene da qui.
Blocchi di legno per imparare a leggere
Maggie Simpson ci gioca sempre e così tutti i bambini del mondo da parecchie generazioni. Oggi, come allora, tutti i bambini imparano a riconoscere le lettere o i numeri con questi piccoli cubetti di legno colorati con immagini in rilievo per stimolare il tatto oltre che la vista. La prima ditta a produrre i cubetti educativi fu l’americana Uncle Goose, la trovate qui nel caso vogliate fare un regalo vintage ai vostri figli!
Fischietto da arbitro
Croce e delizia di buona parte delle donne italiane che ogni domenica, con occasionale turno infrasettimanale, sono costrette a sorbirsi il malefico suono. Questo é proprio un esempio di come il design resti immutato nel tempo, il progetto originale é del 1884 e il suo inventore, John Hudson, si era già cimentato nella realizzazione del celebre fischietto della polizia inglese e, dato il suo magnifico successo nel campo della sicurezza decise di provare anche nel campo dello sport. I suoni prodotti da questi due tipi di fischietto sono molto diversi perché performati per due utilizzi diversi .
Tappo a corona
Che sia per la birra o per l’acqua in bottiglia di vetro é sempre attuale e di largo impiego, più durevole della plastica. La storia del tappo a corona, o Crown Cork, inizia nel 1891 quando ci si accorse che le bevande gassate non restavano gassate a lungo nel tempo. Molte bottiglie non sigillate adeguatamente perdevano anidride carbonica o si deterioravano nel momento in cui il liquido entrava in contatto con il metallo ossidandolo e rendendo inbevibile il contenuto.
William Painter aggiunse al tappo a corona un sottile strato di sughero con un rivestimento sigillante rendendo funzionale e quindi immortale un progetto semplice sia da produrre che da usare. Gli americani negli anni 60 inventarono una versione svitabile che oggi possiamo vedere all’opera sulle bottiglie di birra di importazione.
Waribashi chopstick
Delle bacchette giapponesi avevo già parlato in questo articolo dove si esploravano le possibilità di intervento sul progetto originale. Quando andate in un ristorante giapponese al vostro tavolo trovate, oltre a minuscoli piatti, le bacchette di legno, un po’ anonime senza alcuna decorazione, fasciate nella carta magari con il nome del ristorante stampato sopra. Il termine waribashi, per chi sa il giapponese già suggeriscono la prima azione, vuol dire staccabili e nascono all’incirca nel 1970 durante il periodo della restaurazione Meiji. Di nuovo, per chi conosce la storia del Giappone, vuol dire un periodo di grande rinnovamento culturale e sociale, un momento in cui i cambiamenti sono quasi all’ordine del giorno. Per gli amanti dei manga questo momento storico può essere riassunto nella serie animata Mademoiselle Anne dell’autrice ….
Anche se la storia delle bacchette waribashi trova le sue radici addirittura nella religione scintoista che pone la purezza al centro della sua ideologia (ecco perché usa e getta). Purtroppo quando si parla di waribashi per il Giappone si prospettano momenti bui, la sfida delle nuove generazioni sarà anche quella di risolvere il problema degli eccessivi costi economici ma soprattutto ecologici a causa dell’alto consumo di legno e del suo relativo smaltimento.
Il Meccano
Che cosa mi dite se vi racconto che un importatore di carni inglese, Frank Hornby, ha fatto felici generazioni di bambini e papà e futuri designer di mezzo mondo? Nel 1901 Hornby invento il Meccano per i propri figli, mosso dalla passione infantile di poter costruire qualcosa di utile giocando e divertendosi allo stesso tempo. Oggi il Meccano è un gioco un pò datato, pochi lo conoscono e pochi ci hanno giocato ma la generazione di 50/60 anni (i miei genitori) ancora se lo ricorda e ancora ricorda le urla furiose se smarriva un pezzo.
La confezione originale conteneva componenti in metallo come viti, dadi e bulloni per tenere insieme barrette perforate e colorate di diverse misure, il nome originale del “giocattolo” era Meccanica per tutti (Mechanics Made Easy) e non so immaginare un nome più appropriato di questo considerando che avvicinava i piccoli (e non solo) ai principi dell’ingegneria meccanica rendendo facile e naturale l’apprendimento della stessa.
Per saperne di più c’è Wikipedia.
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