Che cosa dicono i bambini quando giocano? Li avete mai sentiti? Quando sono presi si lanciano in disperate cronache di attacchi a leggendari fortini e insidiose proposte alle loro bambole preferite. La testimonianza più divertente su questo argomento e allo stesso tempo più straziante l’ho vista recentemente con una bella e lacrimosa proiezione televisiva del terzo capitolo di Toy Story. Wow! La Pixar colpisce ancora! Anche se nulla mi straccia l’anima in mille pezzi come Balto, devo dire che le avventure di un gruppo di giocattoli dotati di voce c’è andato moooolto vicino.
A parte la struggente classifica su quale film animato vi ha fatto piangere senza freni… torno a domandarvi: come fanno i bambini quando giocano? Fanno quello che la maggior parte degli adulti non sa più come fare, diciamo pure che fanno cose che gli adulti non si posso più permettere. Forse l’esperienza é quella che ci frega, o per meglio dire la conoscenza di come sono fatte le cose che toglie tutto il gusto di immaginarsi come andrebbero a finire. I bambini mettono in campo gestualità da forsennati, frasi sconnesse e fantasia da vendere che sono tipici dell’età, ma a questo punto la domanda é: sono i bimbi che fanno sembrare divertente giocare anche con strisce di carta o sono i giochi che hanno un’anima e vogliono dirci qualcosa? A volte capita che siano i giochi ad avere qualcosa da dire e che sia un’adulto ad ascoltarli e in questo caso il risultato è bellissimo basta guardare le divertenti vignette di Aled Lewis.
Non è una trovata divertente quella di ascoltare la voce dei giocattoli? Certo che, dopo la fortunata trilogia di Toy Story della Pixar, l’ispirazione è un pò regalata, sia per il contenuto che per il nome della serie di stampe: Toy Stories. Non importa… io le trovo adorabili, e per una volta tanto trovo molto divertente che a parlare siano giocattoli normali e non bamboline strafighe con labbra a canotto… anche perchè avete presente cosa mai potrebbero dire? Di sicuro qualcosa che è bene non ascoltare. Invece trovo molto carina l’idea di usare giocattoli low cost in plastica dura del genere che di solito viene venduto nelle piccole cartolerie o nelle edicole più fornite.
In realtà il lato divertente di questa versione di Toy Stories è l’anima molto pop che rappresenta i piccoli animaletti, sia nella grafica che dei messaggi. L’altra chiave di lettura è l’ironia che poco ha da spartire con il mondo dei piccoli, dato che alcuni riferimenti sono troppo “da adulti” per essere capiti come il razzismo e la religione, tanto per dirne alcuni. L’asinello qua sotto è bellissimo!
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