Dunque… Quando si dice street art di solito si intende tutto un insieme di attività artistiche che derivano direttamente dalla cultura di strada. La “cultura di strada” non é tanto italiana, almeno non nel senso glam che ha preso negli ultimi tempi.

Lo é diventata nel tempo esportata quasi come una moda ma, in effetti, nasce oltre oceano dove le condizioni di vita della gente nei grandi agglomerati urbani hanno una tale escursione che si creano vere e proprie crepe, come canyon, nel tessuto sociale. A volte, in situazioni come quelle, parlare di ingiustizia é il minimo salariale.

Ad ogni modo parlare di street art equivale a parlare di un immaginario molto bene definito in cui gli interventi sul territorio sono il fulcro dell’intera questione. Tra i tanti Haroshi é il figlio di questa cultura come artista e come skater. In questo momento ci interessiamo ad Haroshi perché é un artista e perché fonde la sua passione per lo skateboard ad una sensibilità tutta giapponese per l’ambiente. Nella sua biografia si parla di lui come di un vero appassionato per lo skate sia da ragazzo che adesso, una passione che lo ha portato a sviluppare una conoscenza molto precisa di street brand e skater… in quanto tale avete idea di quante tavole avrà rotto nella sua vita o di quanti trick malriusciti sarà stato testimone? Io non lo sapevo, perché a 12 anni dopo una caduta rovinosa, al limite del comico, ma molto dolorosa (a voler essere ottimisti…) non ho più toccato uno skate, ma a quanto pare i pro fanno fuori parecchie tavole perché ci vivono sopra.

Ebbene a furia di fare a brandelli le proprie tavole e quelle degli amici si sviluppa una forma di interesse per la propria spazzatura quasi morboso. Meno male che qualcuno ci ha pensato e collezionando tavole su tavole ha trovato un modo per riutilizzare la propria caparbietà in forma di spazzatura in modo artistico e super colorato in pieno stile street inventandosi il mosaico tridimensionale con piccoli tasselli colorati provenienti proprio dalla tavole spezzate. É interessante anche il fatto che non sempre si tratta di tasselli quadrati o rettangolari, ma come nel caso della mela, anche di strati sottili colorati provenienti da centinaia di tavole di tante marchi diversi anche tra i più famosi.

É interessante il fatto che una volta ottenuta la tavola la spogli e la disintegri completamente per reinventare un oggetto nuovo. Toglie gli elementi che non lo interessano e recupera solo la tavola di legno e la sfoglia in diversi strati, poi la pulisce e la taglia secondo le sue esigenze per dare vita ad un progetto che ben poco ha a che spartire con la cultura di strada e che se non lo dicessero difficilmente qualcuno potrebbe capirene la provenienza. Un esempio? Screaming my foot è realizzato con fogli di diverse tavole colorate e si può intravedere l’effetto di sovrapposizione grazie a quel che rimane del tema grafico della tavola.

Oltretutto il progetto si arricchisce di profonde radici storiche quando si scopre che il metodo utilizzato da Haroshi per le sue sculture non é nuovo ed è lo stesso che gli scultori utilizzavano per dare vita alle statue del Buddha. Come forse qualcuno saprà, quelle del Buddha millenario, sono statue pesanti e gigantesche e a quanto pare buona parte sono costruite proprio con il sistema del mosaico per alleggerirle sia nel peso che nel costo. Anche in questo Haroshi é molto giapponese. Per vedere tutti i suoi lavori andate sul suo sito.

A proposito dell'autore

Valentina

Ciao sono Valentina art director, blogger e amante del tè. Mi piace scoprire cose nuove e amo la creatività sotto tutte le forme, cerco spunti creativi e risorse per il mio lavoro e sono convinta che anche tu sei così. Mi sbaglio?

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